VADEMECUM PER L’OSTETRICA
GLI INTERVENTI OSTETRICA-SPECIFICI
L’ostetrica accompagna o incontra la donna, il suo partner, la sua famiglia in tutte le fasi del percorso maternità, quindi è quella figura di assistenza primaria che può e deve tenere un occhio particolare sul benessere della madre e sull’insorgere di eventuali disturbi dell’umore, che li può cogliere nel loro primo apparire, che deve e può disporre di strumenti biosociali per intervenire.
In seguito cercherò di tracciare un percorso salutogenico riferito alla depressione pre- e postnatale non patologiche, che affligge, secondo la letteratura circa il 15 -20% delle donne.
Poter mettere in vita questo percorso, richiede da parte delle istituzioni una predisposizione di tempo sufficiente per il lavoro preventivo e del prendersi cura (care) delle ostetriche.
Dato che la depressione post parto è una sindrome che mina seriamente la salute della donna, del bambino in sviluppo, della famiglia, dato che è un fenomeno solo occidentale e la sua causa maggiore è riscontrato nell’isolamento sociale, nel disvalore della maternità, nella mancanza di asistenza empatica e nella medicalizzazione, un impegno verso la creazione di un contesto sociale diverso per la maternità, di cui sono strumenti i corsi dopo parto in primis, l’assistenza prolungata al puerperio e ai primi mesi da parte di operatori primari poi, dovrebbero diventare materia politica.
Isolamento sociale
Uno studio danese prospettico di follow up su 5252 donne ha usato la scala di Edimburgo associato a un questionario anamnestico per valutare l’incidenza della depressione post partum. Il 5,5% delle donne ha sofferto di depressione postpartum con una corrispondenza di uno score di 13 o più sulla scala di Edimburgo. Le cause principali sono state individuate in stress psicologico nell’ultimo trimestre di gravidanza associato a isolamento sociale durante la gravidanza, inoltre la multiparità e una storia famigliare positiva per disturbi psichici.
(l’incidenza di DPP nei paesi scandinavi è più bassa rispetto ad altri paesi)
Forman DN et al: Postpartum Depression: identification of women at risk, International Journal of Obstetrics and Gynaecology, vol. 107, n. 10, oct. 2000,pp1210-17
La diagnosi di salute
Anamnesi del livello di tolleranza allo stress
Ogni donna, per costituzione, dispone di un individuale soglia di tolleranza allo stress (Bottaccioli) e di un personale senso di coerenza (Antonowsky/Schmid). Questi sistemi sono stati formati e regolati nel periodo primale (concepimento- primo anno di vita). Quando nel suo periodo primale una donna ha subito esperienze di distress prolungate e non compensate, i suoi sistemi si regolano su un alto livello di cortisolo e la sua capacità di orientamento e interazione con gli eventi (coping) viene inibita. Quindi tende a iperreagire anche di fronte ad eventi apparentemente normali. Diventa allora incapace di dare risposte adeguate ai problemi da affrontare e tende alla depressione.
Durante l’anamnesi l’ostetrica può cercare di capire il livello di tolleranza allo stress della donna specifica che accompagna. Gli ambiti da esplorare sono i seguenti:
– esperienze del proprio periodo primale: la sua vita prenatale, la sua nascita, le esperienze del primo anno di vita, a livello corporeo, contestuale (della sua mamma) e relazionale.
– Reazioni ai cambiamenti nella vita (di casa, di lavoro, nelle relazioni, la scuola ecc.)
– Frequenza delle malattie e modalità di ammalarsi (cronico o acuto)
– Frequenza di incidenti
– Regolarità o irregolarità del ciclo o ormonali in genere
– Armonia o disarmonia neurovegetale (tono ortosimpatico)
– Stabilità o instabilità dell’umore
– Aspettative verso il parto, il bambino
Valutazione della caricabilità e delle risorse
Segue un anamnesi delle risorse:
– come ha affrontato le difficoltà in passato, con quali aiuti (interni o esterni)
– come scarica le tensioni – in modo attivo o attraverso il corpo? Cosa aiuta?
– Qual’è il suo sistema di supporto? Chi è vicino?
– Quali sono i bisogni specifici e fin dove riesce ad arrivare da sola?
– Ha bisogno di aiuto? Quale, quando, dove? Lo sa chiedere? Ci sono aiuti disponibili?
– Cosa chiede a sé stessa? (aspettative condizionate), cosa pensa di essere in grado o non in grado di fare? (senso di adeguatezza)
– Di quali strumenti endogeni o esogeni pensa di poter disporre?
La prevenzione
In gravidanza
Accompagnamento: essere accompagnate in gravidanza con empatia, continuità e modalità di empowerment già di per sé offre un’ottima protezione dalla depressione. Stare in una relazione terapeutica con un’ostetrica, significa avere un orecchio sempre aperto a disposizione, poter esprimere quello che c’è dentro, narrarsi – e questo, lo dice anche la letteratura, è terapeutico.
Trattamenti antistress: Quando dall’anamnesi risulta una minore caricabilità, inserire nell’accompagnamento dei trattamenti antistress è utile ed efficace sia dal punto di vista fisiologico: favorisce lo scarico delle tensioni e riporta all’omeostasi, sia dal punto di vista relazionale e di sostegno: permette di vedere la donna più spesso (una volta la settimana) e di acoltarla in uno stato di rilassamento e maggiore intimità.
Educazione al coping con strumenti cognitivi, operativi e di consapevolezza (senso di coerenza, Schmid 2007): l’educazione alla salute deve iniziare fin dai primi mesi in gruppi di gravidanza, dove attraverso l’attività corporea, la condivisione e l’informazione saturata viene rafforzato il senso di coerenza che a sua volta aumenta la capacità di coping (adattamento o interazione attivi, reattivi verso gli eventi) della donna. Il senso di coerenza è dato da tre fattori:
– la comprensione e l’orientamento
– la capacità di interagire attivamente con l’ambiente e gli eventi
– la capacità di dare un senso profondo alle cose, una motivazione.
Gli obiettivi dei corsi di gravidanza mirano quindi a rafforzare questi tre fattori rispetto all’evento maternità nelle sue varie fasi.
Ritmi attivo-passivi rispetto al lavoro e allo stile di vita: spesso, chi dispone di un basso livello di tolleranza allo stress, si sovracarica di impegni e doveri, roso da un senso permanente di inadeguatezza. Spesso si circonda di relazioni e persone poco supportive o addirittura abusive. Autorizzare il non-fare, aiutare la donna a trovare degli spazi di passività, distensione, autorizzarla a chiedere aiuto, a prendersi cura di sé è un’importante premessa per aiutarla a sapersi prendere cura in seguito del suo bambino.
PATA PATA
(Positive Attitude Towards Antenatal and Postnatal Adjustment, Training For All)
Un programma di training per operatori per il sostegno alle donne a rischio di depressione post partum
All interno di un programma chiamato improving the recognition and treatment of postnatal depression: a surer start for the mothers and families of Leicester (incrementare il riconoscimento e il trattamento della depressione postnatale: un inizio più sicuro per le madri e le famiglie di Leicester) è stato sviluppato un programma di formazione per gli operatori di primo livello che accompagnano le donne e le famiglie più vulnerabili. L’obiettivo è quello di aiutare le donne ad affrontare il compito genitoriale in modo più rilassato e contento. La direzione è la ricerca e l’attivazione delle risorse individuali e contestuali.
Tutte le donne in gravidanza alla 28esima settimana vengono sottoposte al test di Edimburgo. Quando risulta un punteggio maggiore di 12, viene proposta la partecipazione al progetto PATA PATA. Quindi una donna può già essere accompagnata durante la gravidanza, oppure subito dopo la nascita.
Riceverà una visita al suo domicilio una volta la settimana per 4 settimane. Ad ogni visita verrà invitata ad esprimere le sue sensazioni e pensieri in un contesto non giudicante. Le verranno insegnate poi delle utili tecniche psicologiche di sopravvivenza adattate alle sue circostanze specifiche (da considerare che spesso queste donne appartengono a situazioni sociali precarie o dissestate). Può apprendere semplici strategie di coping con la sua situazione. Ogni volta l’operatrice porta certe informazioni e fissa con la donna degli obiettivi concreti per la settimana.
Alla prima visita il tema è la salute fisica e emozionale, il prendersi cura di sé stessa, come si sente al momento. Segue la ricerca di modi semplici e fattibili per aumentare il suo benessere.
La seconda visita tocca i problemi concreti e ricerca vie per gestirli attivamente, a piccoli passi.
La terza visita focalizza sul riconoscere i propri bisogni e imparare a chiedere l’aiuto desiderato.
La quarta visita proporrà modi utili di pensare.
Tra una visita e l’altra la donna è incoraggiata a condividere gli argomenti discussi con una persona a lei vicina, di sua scelta. Inoltre riceverà una o due telefonate durante la settimana da un’operatrice del team, che l’aiuta a raggiungere l’obiettivo fissato.
Il team non comprende solo l’ostetrica e l’assistente sanitaria, ma anche assistenti alla madre, infermiere e puericultrici.
Dopo le prime quattro settimane la donna riceverà una visita ogni 5 o 6 settimane per circa sei mesi. Il suo stato di salute verrà valutato periodicamente tramite test.
Il progetto è in evoluzione.
Da: Weathly SL et al, PATA PATA, midwive’s experience of facilitating a psychological intervention to identify and treat mild or moderate antenatal and postnatal depression, MIDIRS vol 13, n. 4, dec. 2003, pp 523-530
Bonding con il bambino: Il bambino in alcuni casi può essere fonte di grosse paure e preoccupazioni. Aiutare la donna a entrare in contatto con lui e quindi con la sua parte bambina, farle conoscere i suoi bisogni e le sue competenze, può attenuare le paure e trasformare il bambino da problema a risorsa.
Lavoro sulla coppia: è fondamentale, cercare di coinvolgere il partner e/o qualcuno dei familiari che possono essere supportivi nel lavoro preparatorio. L’obiettivo è quello di aumentarne la motivazione al supporto, di fornirgli strumenti di coping (per il suo senso di coerenza), di metterlo in contatto con il bambino, di attivare il senso di protezione che, come sappiamo, è molto facilitato dalla prolattina, che a sua volta viene attivato attraverso il contatto pelle a pelle. Gli uomini, di fronte alla depressione pre- o postnatale, si trovano spesso smarriti, disorientati, preoccupatissimi, ma anche pieni di rabbia. Creare comprensione per i difficili passaggi della maternità e accogliere anche le preoccupazioni paterne contribuisce a una migliore comprensione e capacità di contenimento.
Durante il parto
Sappiamo che il parto fisiologico, con la sua cascata ormonale è un ottima prevenzione per la depressione. Endorfine, prolattina, ossitocina hanno spiccate azioni antidepressive.
Ma spesso le donne a bassa caricabilità tendono ad andare incontro a parti più complicati e medicalizzati. Rischiano quindi non solo la depressione, ma una sindrome ben più grave ancora: la sindrome posttraumatica da stress da parto.
SINDROME POSTTRAUMATICA DA STRESS (SPTS)
Uno studio australiano su 592 donne con gravidanze fisiologiche rileva un’incidenza del 6% di sindrome da stress posttraumatica da parto, sindrome raramente riconosciuta e descritta. In questo studio le cause maggiori risultano provenire da un’associazione tra alti livelli di interventi ostetrici e insoddisfazione per l’assistenza ricevuta. Su 28 donne diagnosticate con la SPTS, 21 avevano l’epidurale. La causa non è quindi il dolore naturale del parto.
La medicalizzazione insieme a un’assistenza spersonalizzata e passivizzante può dunque indurre la grave sindrome dello stress posttraumatico.
I sintomi:
– angoscia e paura intensa, senso di minaccia per la sopravvivenza propria o del bambino
– sensazione di impotenza
– incubi, visioni di violenza
– pensieri intrusivi
– apprensione eccessiva e ipervigilanza sul bambino
– eccitabilità estrema e irritabilità costante
– difficoltà sessuali con estrema paura
– Atteggiamenti evitanti: di luoghi, persone coinvolte, sensazioni, emozioni
– Distacco, freddezza emozionale, scissione, isolamento sociale
– Amnesie
– Senza speranza
– Reazioni fisiche intense
Tratto da: Creedy DK et al.: Childbirth and the development of acute trauma symptoms: incidence and contributing factors, Birth, vol. 27, n. 2, Jun 2000, pp104 – 111
L’empatia: uno dei fattori di rischio l’ostetrica lo può eliminare: l’assistenza depersonalizzata. Un’assistenza empatica, anche alla donna con epidurale o cesareo elettivo, il rispetto della donna, la conferma delle sue competenze, quelle che mette in atto, del suo essere madre, il coinvolgerla sempre nelle decisioni assistenziali, il chiederle permesso, prima di fare un intervento sul suo corpo, il farla sentire importante e al centro dell’assistenza, consolarla se ha dovuto subire un intervento doloroso o violento, sono atti semplici, ma efficaci nel facilitare una situazione, che può facilmente essere traumatica.
La com-passione, l’attitudine più etica e alta nella professionalità dell’ostetrica, qui trova un campo di applicazione vasto. E’ sicuramente più efficace di tanti farmaci.
Il sostegno in tutte le sue forme (emotivo, fisico, ambientale, difensivo, relazionale) one to one, condizione nota come efficace, diventa d’obbligo nelle donne a rischio di DPP. Creare un ambiente intimo, percepito come sicuro, offrire analgesia naturale, guidare la donna attraverso le fasi del parto, orientandola, aiutandola a cooperare con le doglie e la discesa del bambino, coinvolgendo il partner nell’aiuto diretto rafforza ancora il senso di coerenza, la capacità del coping e quindi l’autostima.
La protezione del primo legame diventa essenziale, anche e sopratutto, quando il parto è stato medicalizzato. Ci vorrà più tempo, le condizioni fisiologiche non saranno quelle ottimali, ma il primo incontro con il bambino è essenziale per creare le basi di un legame di tipo protettivo. E’ un momento critico che richiede la massima attenzione e presenza, sia nelle primissime ore, che successivamente.
Dopo il parto
Nei primi giorni di puerperio, quando ancora l’ostetrica è presente, la cura della prima relazione tra madre e bambino deve continuare con intensità. E’ importante che la donna allatti, gli ormoni dell’allattamento sono antodepressivi naturali e compensano il calo ormonale dovuto alla perdita della placenta. E’ importanti che sia assistita nei primi tentativi di allattamento affinché possa vivere i primi successi, sentirsi competente. E’ importante che instauri un rapporto di tipo protettivo con il bambino. E’ importante che ci sia anche il padre.
La depressione postparto in relazione alla dimissione precoce
Uno studio australiano di coorte su 749 donne ha analizzato la differenza dell’insorgenza della DPP in donne dimesse dopo 72 ore dalla nascita (precoce) e donne dimesse più tardi. La DPP, misurata con la scala di Edimburgo (score superiore a 13) è risultata doppia nelle donne dimesse precocemente.
La continuità dell’assistenza post partum quindi è fondamentale nella prevenzione
Da: Hickey AR et al., Early discharge and risk of postnatal depression, Medical Journal of Australia, vol.167, n. 5, 1 sept.1997, pp244-247
L’assistenza al puerperio dovrebbe continuare, almeno nelle donne a rischio di DPP, finché la prima relazione tra madre e bambino, l’adattamento materno e l’allattamento si sono stabilizzati, quindi tendenzialmente per i primi 40 giorni, intervallando le visite secondo il bisogno.
I principi dell’accompagnamento dell’esogestazione sono i medesimi della gravidanza: spazio per l’ascolto, educazione alla salute, ritmi, bonding, lavoro con la coppia, fornendo strumenti e orientamento.
Il corpo assume un’importanza centrale. E’ stato luogo degli eventi, si è trasformato in mille modi, ha sentito, sofferto, si è ritirato, aperto, chiuso. E’ il “campo di battaglia” che deve adesso ricomporsi e ritrovarsi. L’ostetrica quindi si impegna sia nella cura del corpo (processi involutivi e evolutivi, suture e cicatrici ecc.), sia nel ritrovamento delle sensazioni. Questo vale anche per le donne che hanno perso il bambino e che sono in grave depressione da lutto.
Strumenti nel primo puerperio sono il tatto- contatto, anche visivo, con il perineo, la pancia, le cicatrici eventuali, il massaggio con olio della pancia, della schiena, dei seni, delle cicatrici per favorire i processi involutivi ed evolutivi, per sentirsi di nuovo con piacere, il massaggio rilassante, i massaggi di chiusura e allineamento (Rebozo). I massaggi sono un modo di coccolare la donna, di attivare la prolattina, di nutrirla di tatto. Questo le permette forse di dare più contatto al suo bambino ed è precursore di un altro strumento importante per prevenire e curare la DPP:
il massaggio infantile. Il massaggio del bambino è strumento privileggiato per instaurare una relazione protettiva e attivare il legame. Però, nelle donne in distress bisogna prima creare le condizioni: il rilassamento loro, stimolare la loro capacità ricettiva, calmare il bambino.
La promozione dell’allattamento nel tempo è importante, perché attiva costantemente gli ormoni antidepressivi e costituisce un processo evolutivo, di crescita che compensa ampiamente la perdita subita, questo sopratutto nel tempo lungo. Favorisce il contatto pelle a pelle e occhi – occhi e l’ostetrica, nel rafforzare la danza simbiotica (Schmid, Quaderni di D&Dn2) dispone di uno strumento d’intervento efficace per l’aumento della competenza materna e del senso di adeguatezza.
In caso di necessità di cure farmacologiche è importante cercare dei farmaci che permettono il mantenimento dell’allattamento. Sappiamo che i primi tre mesi sono quelli critici, con più problemi, quindi ancora una volta, la presenza dell’ostetrica in questa fase è importante.
I rimedi placentari nella forma di polvere, o di placenta cruda(Enning 2005), somministrati nel primo puerperio quotidianamente e successivamente una volta la settimana, hanno dimostrato una spiccata azione antidepressiva e sono evidentemente in grado di fare da ponte tra il calo ormonale iniziale e la ristabilizzazione ormonale successiva.
L’ascolto e il problem solving sono gli strumenti relazionali più importanti che permettono alla donna di esprimere tutto quello che le passa attraversola mente e di trovare strumenti propri per i piccoli adattamenti e cambiamenti possibili. Richiedono una formazione attiva.
I gruppi dopo parto per i primi mesi e meglio, per il primo anno di vita, rimangono lo strumento d’eccellenza per rispondere ai bisogni di ansia delle mamme, lo riconosce anche la letteratura. I gruppi dopo parto offrono un territorio sociale speciale, dove c’è spazio per tutti i temi della maternità, per la condivisione di esperienze, dove l’esperienza dell’essere madre viene valorizzata e può trovare un’espressione creativa. E’ uno spazio protetto, dove tutte le cose della vita quotidiana restano fuori, dove si possono trovare risposte e sperimentare cose nuove, dove c’è solidarietà, anche rafforzata dai livelli alti di ossitocina e prolattina nelle donne, sostegno.
I gruppi di donne con cuccioli tendono a difendersi insieme dai pericoli esterni. La loro biologia le porta a accudire e fare amicizia (the tending instinct Taylor 2001). Quindi una donna svantaggiata o malata può essere “presa in carica” dal gruppo di mamme stesso e anche il suo bambino farà esperienza di cure allargate. E’ un luogo di grosso scarico dagli stress e facilita il ritorno all’omeostasi, quindi è fortemente salutogenico.
La depressione post partum – una malattia sociale?
Gravidanza, parto e puerperio sono eventi della vita, più o meno stressanti, la depressione post partum è una reazione a un insufficiente sostegno a questa fase della vita, così la definizione di Gutteridge K. (2001).
Un’ostetrica di comunità della città di Tamsworth (GB) ha proposto un gruppo di supporto per le donne che soffrivano di depressione post partum. Nella sua comunità circa il 20% delle donne ne erano affette. La diagnosi veniva fatta durante le visite domiciliari, dove veniva offerto ascolto e applicata la scala di Edimburgo. Uno score superiore a 12 era considerato un rischio per lo sviluppo della DPP, le donne inviate al gruppo di supporto comunque avevano tutte uno score superiore a18.
Il gruppo viene facilitato dall’ostetrica di comunità, da un’assistente sanitaria e da un’infermiera di salute mentale. Tutte le operatrici sono anche madri, due di loro avevano sofferto di DPP in passato.
Prevede 8 incontri con le seguenti tematiche:
1) Introduzione- cosa vi aspettate dal gruppo – cos’è la depressione post parto
2) Le esperienze di parto, racconti
3) Le relazioni: come incidono sulla nostra vita
4) Società e maternità. Il legame con i nostri bambini
5) Esperienze di vita: quello che è successo nel vostro passato può incidere sul vostro futuro
6) Stress, ansia, panico e rilassamento
7) Come mettervi al primo posto e come aiutare voi stesse
8) Terapie farmacologiche, valutazioni e come state ora?
L’azione guaritrice di gruppi di condivisione tra persone con lo stesso problema è noto. Nel gruppo i sintomi o i problemi vengono riconosciuti e nominati, il gruppo offre educazione alla salute, supporta e potenzia le donne.
L’85% delle donne riteneva il gruppo utile e in tutte le donne si notava un calo di almeno 4 punti sulla scala di Edimburgo. Il 44% delle donne avevano superato la depressione dopo il primo ciclo, il 56%, pur sentendosi meglio, erano ancora depresse. A loro veniva offerto l’opportunità di continuare, finché si sentivano pronte a lasciare il gruppo.
Conclusione: la DPP ha una prognosi buona, quando alle donne viene offerto un buon sostegno professionale durante i primi mesi della maternità.
Il sostegno professionale può prevenire profondi e costosi disagi fisici e sociali a lungo termine, nella donna, nello sviluppo del bambino, nel suo partner, nelle famiglie e nella società.
In pratica, nell’assistenza alla donna a rischio di DPP o con una depressione in atto, si tratta di intensificare quelli strumenti che un’ostetrica, che si prende cura delle donne nel loro divenire madre, usa anche per la normale promozione della salute aumentandone l’intensità e la propria presenza per la donna.
Ostetrica di famiglia
Esistono sperimentazioni di nuovi progetti di supporto per famiglie a rischio sociale e fenomeni depressivi. In Germania si sta sperimentando la figura dell’ostetrica di famiglia, che simile al medico di famiglia, è referente per la salute globale della famiglia nel periodo esteso della maternità. Viene formata appositamente per saper riconoscere anche i segni di violenza e abuso fisico e psichico e per disporre di strumenti d’intervento di primo livello.
In Inghilterra il progetto “Sure Start” (inizio sicuro) ha riscosso molto successo. E’ rivolto alle fascie di popolazione povera e svantaggiata, dove i rischi per la salute fisica e psichica sono elevati. Emerge con chiarezza dalla letteratura, che l’incidenza di gravidanze precoci, di parti prematuri, di iposviluppo, di allattamento artificiale, di disturbi gastrointestinali, di ricoveri ospedalieri nei primi mesi di vita è molto più alta in queste famiglie. La donna madre è più spesso giovanissima, single, senza sostegni. La sua casa è spesso igienicamente precaria, sovraffollata, con gente che fuma, beve ecc. (Gorrod 2002). Il progetto Sure Start (circa 500 attivi in Inghilterra) è gestito dal departimento di formazione e educazione. Questo denuncia la caratteristica dell’empowerment (invece di assistenziale) insito nel progetto. I partner nel progetto sono tutti i servizi per la famiglia, i bambini e i giovani. I suoi obiettivi sono:
– La promozione della salute, del benessere e della felicità
– L’aumento di occasioni formative, di gioco e di ricreazione
– Creare gruppi di supporto nella comunità (nuovi amici con risorse)
– Provvedere dei servizi per le famiglie difficili da raggiungere.
Le ostetriche, attraverso il loro accesso alle donne incinte entrano nel cuore di una vita e di una famiglia. Lavorando all’interno del progetto Sure Start, fanno quindi da “testa di ponte” ai servizi sociali e educativi. Vengono formate a una visione ampia anche del contesto sociale della donna, del bambino che nasce e possono disporre di possibilità d’intervento multidisciplinari in coordinamento con gli altri servizi. Offrono una presenza costante dall’inizio della gravidanza fino al primo anno di vita e effettuano frequenti visite a domicilio.
Il principio di questi progetti è quello dell’empowerment, dell’attivazione delle risorse sane. Questo si pone in netto contrasto con la tendenza costante alla medicalizzazione anche psichica in atto in Italia. Chiaramente i risultati a lungo termine sono molto diversi.
Interessante in una postilla finale è l’osservazione che nel parto a domicilio, la depressione post partum non esiste praticamente (escluso le psicosi, che sono patologie vere e proprie) e i baby blues sono estremamente rari. Il modello assistenziale insieme a un forte senso di coerenza delle donne che fanno questa scelta produrranno quest’effetto.
Riferimenti bibliografici:
Antonovsky, A.(1987/97): Salutogenese: zur Entmystifizierung derGesundheit, Tübingen, Dgvt-Verlag.
Autori vari (2006), Onorare la madre, Quaderni di D&D n.1, dic. 2006, SEAO ed. Firenze
Bottaccioli F. (1996), Psiconeuroimmunologia, la grande connessione tra psiche, sistema nervoso, sistema immunitario, sistema endocrino,Red, Como.
Enning C. (2005): Rimedi placentari per l’autocura, dalla medicina e dall’etnomedicina, SEAO ed. Firenze
Gorrod D, (2002): Sure Start: the rule of the pubblic health midwife, Midirs vo. 12, suppl. 1, mar 2002, pp S32 – S 35
Schmid V. (2007): Salute e nascita, la salutogenesi in gravidanza, Apogeo ed. Milano
Taylor S. (2002):The tending instinct, women, men and the biology ot our relationships, Times Books, Henry Holt & Comp., New York