I canali biologici e genetici dell’attaccamento madre-bambino

Il corpo chiama. Vuol farsi terra, portare frutti. E il cuore s’infiamma di desiderio.

L’antica potenza generativa erompe e ti fa tremare di orgoglio, di paura nella profondità segreta di te. L’anima vola alta per incontrarti bambino mio e portarti giù, vestirti di carne.

Tu donna ti fai canale per portare la vita, per portare l’amore. Ti espandi, ti contrai con gioia e dolore, fiducia e paura, forza e debolezza, potenza e vulnerabilità che danzano in te, ti attraversano, dirette dall’amore che ti spalanca. Fino ad accogliere, stringere  tra le tue braccia il bene più prezioso della vita e richiuderti attorno a lui, nuova.

Tratto da Venire al mondo e dare alla luce, di V. Schmid

 

L’attaccamento materno è un processo complesso che coinvolge tutte le componenti l’essere umano, ma sopratutto è un processo indispensabile per la sopravvivenza del cucciolo umano e quindi fortemente protetto filogeneticamente e biologicamente.

Un neonato non può sopravvivere senza cure materne, quindi nasce con delle  competenze specifiche e mette in atto delle strategie decise  per promuovere e ottenere l’attenzione e il sentimento materno. Il canale filogeneticamente più vecchio dell’attaccamento è quello genetico.

I canali biologici e genetici aprono, promuovono il sentimento dell’attaccamento e accudimento, facilitano i processi emozionali di conoscenza e adattamento, inducono codici comportamentali, offrono opportunità di imprinting piacevole dell’accudimento, in breve, aprono, avviano, la comunicazione, la relazione tra madre e bambino.

I canali culturali determinano la valenza sociale dell’accudimento e possono esaltare, coprire o chiudere i canali biologici, in base ai vissuti personali dei singoli membri della comunità o in base ai valori sociali del legame affettivo. Nella nostra società il legame, è genericamente temuto, esso assume la valenza della dipendenza, della sottrazione di libertà individuale, da qui la tendenza a proporre e performare atti di  separazione in tutti i momenti biologicamente particolarmente sensibili alla costruzione del legame. Infatti la nostra è una società malata di relazioni positive e di legami.

I canali personali e relazionali dipendono dall’esperienza personale vissuta da bambine e donne, dalla maturità emotiva al momento della maternità, dallo stato socio-economico e di estrazione culturale, dallo stile di vita, dal grado di consapevolezza, dalla qualità delle relazioni con il partner, i familiari, gli amici, gli altri in genere.

I canali biologici attivano fortemente i vissuti personali, mettendoli in dinamica durante il percorso della maternità. Rappresentano un’opportunità di apertura e revisione della storia personale e offrono un forte potenziale di trasformazione. Ma possono altresì essere inibiti dalla storia personale e dare, in tale caso, origine a problemi di salute in gravidanza, durante il parto o l’esogestazione.

Questo articolo mette a fuoco i canali biologici e genetici, l’importante ruolo del corpo.

 

I canali biologici

 

In gravidanza:

I canali ormonali: Anche biologicamente è il bambino ad attivare la relazione, l’interazione con la madre. Al momento della sua esistenza fisica, al concepimento segnala la sua presenza all’ovaio e all’ipofisi e promuove un cambiamento del corpo luteo, della produzione ormonale materna, e contemporaneamente produce un proprio ormone, l’HGC, che comunica al corpo materno la presenza di un estraneo, inducendo una reazione materna di crisi e adattamento. Nel primo trimestre della gravidanza il dialogo biochimico tra madre e bambino è molto intenso, il bambino modifica tutte le attività fisiologiche della madre, prende letteralmente possesso di lei, di ogni sua cellula, la occupa, la “usa”, la modifica, si fa spazio dentro di lei. I suoi villi esplorano l’utero e cominciano a scavare nell’endometrio che a sua volta reagisce con la vascolarizzazione e la crescita per accoglierlo nella misura della disponibilità materna. La madre reagisce con il suo corpo con  disordine fisiologico, fenomeni di cambiamento e adattamento, cambiano i gusti, gli odori, il ritmo sonno-veglia, i ritmi comportamentali, la vita emozionale e affettiva, cambia l’alimentazione, il sistema immunitario che, per l’iniziale aumento di cortisolo, si deprime per accogliere l’estraneo, permettergli di insediarsi. In un momento successivo aumenteranno sopratutto le gammaglobuline, i leucociti e i linfociti per una maggiore difesa e protezione di madre e bambino. Gli  estrogeni in aumento fanno crescere il seno con una forte tensione che prospetta l’allattamento del piccolo, ammorbidiscono le  mucose, le articolazioni, insieme alla relaxina rendono più flessibile il corpo della donna, più modellabile; la portano verso la sua sfera emozionale attraverso la quale può comunicare direttamente con il bambino in utero. Il tasso crescente del progesterone induce rallentamenti nella muscolatura liscia, sopratutto nel miometrio, ma anche negli altri organi interni, induce al rallentamento per poter contenere e nutrire il bambino. I canali biologici propongono una modifica del comportamento materno nel senso del rallentamento, della ricettività che è particolarmente importante nel primo trimestre quando il bambino si annida, viene “ricevuto” dalla donna, si fa spazio, si fa accettare. In questo primo dialogo, dove spesso vi è una crisi di adattamento alla novità, di conflittualità esistenziale, si possono manifestare fenomeni di disordine neurovegetativo che spingono la madre verso la passività per poter dare spazio al nuovo bambino e al nuovo sé.

 

Nel secondo trimestre si completa la placenta, vero organo della comunicazione tra madre e bambino, canale di scambio reciproco di informazioni (neurotrasmettitori, ormoni, messaggi biochimici), canale di nutrimento, di ossigenazione, di scambio emozionale, di trasmissione di codici genetici ecc. La placenta è anche l’organo simbolo della unicità e duplicità contemporanea di madre e bambino, mistero incomprensibile alla razionalità che deve suddividere e separare. Provo a illustrare brevemente il simbolismo della placenta che è un organo unico, fatto di due organismi differenti: per la donna in attesa il bambino, benché anche “altro”, è innanzitutto una parte di lei, una parte del suo corpo, una parte del suo immaginario, una parte della sua personalità, del suo materno, del suo femminile. Curando e alimentando il suo bambino, cura e alimenta una parte di sé stessa, quella più intima, più istintuale, più ricettiva, più arcaica, fortemente stimolata dalla presenza del bambino. Quindi donna e bambino formano un uno, ovvero la donna materna.

Allo stesso modo il bambino non può essere solo come corpo. Per nascere e vivere ha bisogno di tutte le parti di sua madre, è lei, attraverso il suo essere interamente lui e interamente sé stessa, a donargli la sua soggettività e la vita. Quindi il bambino è uno inscindibile con la madre.

Quando il bambino sarà nato e cresciuto, la donna verso la fine dell’esogestazione, riconoscendogli sempre di più la sua individualità, il suo essere anche diverso da lei,  lo ri-partorirà (non senza dolore) simbolicamente come persona individuo, soggetto e partorirà se stessa con una nuova soggettività ampliata contenente quegli aspetti prima stimolati e rappresentati dal bambino, ora suoi.

E’ un conto matematico difficile poiché in questo caso uno+uno è uguale uno, ovvero: donna+bambino uguale donna-madre, oppure uno+uno è uguale tre, ovvero: donna-madre + bambino uguale  madre + relazione madre-bambino +  bambino soggetto.

E’  la relazione il ponte tra donna soggetto e bambino soggetto.

 

I movimenti fetali attivi: nel secondo trimestre il bambino “biochimico”, inconscio prende corpo e, con i primi movimenti percepibili dalla madre, si fa vivo come essere reale, concreto. La percezione dei primi movimenti da parte della madre coincide in genere con l’accettazione del bambino e il desiderio di attaccamento e con la creazione di uno spazio interno per lui concretizzato.

E’ sempre il bambino ad attivare e sostenere la comunicazione attraverso i movimenti, comunicando vivacità e fiducia, o scarsa presenza e ansia, o altro. Sarà il tipo di ricettività e risposta materna a dare la qualità alla relazione. L’attivazione delle percezioni arcaiche, dell’intuito dovuto alla forte stimolazione dell’ipotalamo attraverso gli ormoni, danno alla madre in ascolto la possibilità di conoscere intuitivamente sempre lo stato di salute del suo bambino.

Nel terzo trimestre i movimenti fetali cambiano  caratteristica. Il bambino è più formato e riconoscibile nelle sue parti, i movimenti seguono un suo ritmo individuale, indipendente dalla madre, si comincia a caratterizzare come individuo, la sua posizione è quella del parto e i suoi movimenti di flessione – estensione e di rotazione della testa comunicano alla madre l’imminente nascita e la necessita di separarsi, dividersi in due.

Attraverso l’interpretazione funzionale dei movimenti del bambino è possibile comprenderne lo stato di salute, il  temperamento e la sua futura partecipazione più o meno attiva al parto.

Pur essendo forti e decisi i movimenti del bambino, possono non essere recepiti dalla madre, se culturalmente o personalmente i suoi canali di percezione e relazione sono chiusi.

 

Nel terzo trimestre della gravidanza entra in gioco un nuovo ormone: l’ossitocina, che, a sua volta, stimola la produzione di prolattina. L’ossitocina prepara al parto, “allena” l’utero alla contrattilità, induce un comportamento attivo, crea urgenze nella madre, come quella di preparare lo spazio fisico al bambino, chiamato anche “istinto di nidificazione”, quella di concludere tutte le cose in sospeso, porta l’attenzione verso il bambino reale, verso il nascere. L’ossitocina è chiamato anche l’ormone dell’amore, quindi prepara e apre il canale al sentimento dell’amore che la prolattina indirizza verso il bambino. La prolattina prepara verso l’allattamento, il nutrimento, l’accudimento del bambino e facilita l’istinto materno.

Un ormone esogeno  (per la donna) importante in gravidanza è contenuto nel liquido seminale maschile: si tratta delle prostaglandine del gruppo E e F, con il duplice compito di ammorbidire il collo dell’utero e di indurre contrazioni uterine fisiologiche che favoriscono una buona preparazione del collo dell’utero prima del parto, ovvero,  simbolicamente, aprono la porta al bambino verso il mondo.

L’energia sessuale maschile non limita la sua importanza a una funzione meccanica, ma è fonte di nutrimento energetico per la madre e per il bambino, è relazione per favorire la nuova relazione, accoglimento per favorire il nuovo accoglimento, accudimento per favorire il nuovo accudimento.

 

I sogni: L’attività onirica in gravidanza è fortemente stimolata dall’aumentata attività del parasimpatico, dagli estrogeni, dalla forte stimolazione del cervello arcaico da parte degli ormoni. I sogni riguardano l’universo inconscio dentro di noi e rappresentano il piano di elaborazione più importante della crisi di adattamento e dei conflitti prodotti dalla gravidanza, ma spesso anche il piano più diretto della relazione madre-bambino.

Fin dall’inizio della gravidanza, a volte addirittura ancora prima del concepimento, il bambino fa parte integrante della vita onirica della madre nelle sue forme reali, simboliche, o di proiezioni di angoscia e/o di gioia e creatività. Spesso il sesso del bambino,  il suo nome o il suo aspetto, le modalità del parto si rivelano alla madre, o al padre, attraverso il sogno.

 

La simbiosi endogena tra madre e bambino:  Verso la fine della gravidanza fisiologica madre e bambino si trovano in una vera e propria simbiosi endogena, cioè i loro organismi si assomigliano nelle loro funzioni di base. La madre si è avvicinata psicobiologicamente al bambino. E’ ricettiva verso le stimolazioni infantili e predisposta ad adattarsi alle modalità comportamentali e al linguaggio non verbale del bambino. Si è modificata verso modalità sensoriali più arcaiche ampliando le percezioni sensoriali, la percezione del tempo è rallentata e dilatata, la vita onirica si è approfondita, i ritmi di sonno REM sono simili a quelli del bambino, le onde cerebrali sono prevalentemente simili a quelle del bambino. Rallentandosi la madre e attivandosi il bambino, i due s’incontrano allo stesso livello. Sono pronti per la relazione diretta.

 

Durante il parto fisiologico e l’accoglimento del bambino:

Il parto in fondo non è altro che un momento relazionale, di comunicazione tra madre e bambino.

Il processo biologico del partorire è determinato dal grado di armonia e comunicazione esistente tra madre e bambino. In  una comunicazione fluida, dove il bambino è presente come soggetto (quindi dentro la relazione), la madre si affida più fluidamente ai flussi delle energie biologiche, aprendosi scorrevolmente al bambino, i fattori dinamici e meccanici del parto sono in armonia. In una comunicazione scarsa o assente, dove il bambino è oggetto (fuori dalla relazione endogena), sconosciuto, la madre gli si apre con difficoltà, e spesso ci sono disarmonie tra impegno del bambino, dinamica uterina e dilatazione e resistenze al flusso energetico del parto.

I messaggi biologici comunque sono estremamente forti al momento del parto e spesso riescono a prendere il sopravvento rispetto ai fattori culturali e personali bloccanti.

Lo stesso processo del partorire prepara la donna all’accoglimento e accudimento del bambino. L’ossitocina è presente a livelli sempre più alti, fino a raggiungere il suo picco massimo 30 minuti circa dopo l’espulsione del bambino, rende la donna attiva e vigile e piena di amore. L’adrenalina materna, stimolata dal dolore e dall’esperienza di forte stress nel dover’ affrontare i propri limiti e superarli, le dà una forza estrema che al momento della espulsione e nascita del bambino torna interamente disponibile e la rende attenta e con tutti i sensi all’erta per cogliere e imprimersi il suo bambino reale dentro di sé. L’ossitocina e l’adrenalina (insieme al dolore) stimolano un’altissima produzione di endorfine, che, oltre a rendere sopportabile il dolore, inducono nella donna un’alterazione dello stato di coscienza attraverso un rallentamento delle onde cerebrali con una conseguente  capacità percettiva e ricettiva altissima, e uno stato trascendentale di gratificazione e euforia del tutto eccezionale al momento dell’accoglimento del suo bambino. In altre parole si può dire che il dolore del parto produce l’estasi e la gioia ad altissimi livelli.

Al momento della nascita del bambino dunque la donna si trova in uno stato emozionale completamente aperto e in uno stato ormonale  eccezionale, unico e irripetibile che viene definito come “periodo sensitivo” (da Klaus e Kennel), e che imprime alla nuova relazione la valenza del piacere.

Il parto naturale, sostenuto dalla donna con le proprie forze, e con i propri ormoni, non disturbato da interferenze e sostituzioni, dà alla donna la forza e il senso di fiducia nelle proprie capacità di cui ha bisogno per prendersi cura del suo bambino e ìer contenerlo nella sua crescita.

Le interferenze, i disturbi ledono i canali biologici  dell’istinto materno, la capacità di accudimento della donna, e, di conseguenza, la salute fisica e relazionale del neonato.

 

Il bambino nel parto:

Oggi sembra certo che sia il bambino ad avviare il travaglio di parto. Quando il bambino ha raggiunto la maturità di tutti gli organi, in particolare dei polmoni, attraverso una serie complessa di feedback positivi, come l’attivazione delle sue surrenali per iniziare la produzione di cortisolo con conseguente maturazione polmonare, la produzione di prostaglandine nelle membrane amniotiche e nella placenta e molti altri ancora, manda un messaggio preciso alla madre: inizia a secernere la propria ossitocina che  dà all’organismo materno il segnale di partenza. L’organismo materno, se è pronto e in armonia con il bambino, raccoglie il messaggio e, in genere, entro 24 ore dà a sua volta inizio al parto.

Il bambino inoltre stimola attivamente la produzione materna di ossitocina con i suoi movimenti  e le spinte della sua testa sul collo dell’utero. Nella fase prodromica del parto la contrazione uterina spesso è preceduta da una spinta fetale. Anche durante il periodo espulsivo è il movimento attivo del bambino sul perineo a provocare e rendere efficace la spinta espulsiva.

Nella fase attiva del travaglio il bambino entra in una condizione di normostress che stimola i suoi meccanismi biologici di adattamento. E’ biologicamente fortemente protetto per affrontare la nascita e orientarsi nel mondo extrauterino senza prendere danni. La compressione graduale della sua testina durante le contrazioni uterine e l’impegno nel canale da parto stimola la produzione di adrenalina fetale. A una dilatazione di due – tre centimetri il tasso di adrenalina fetale è cinque volte più elevato che in un adulto normalmente attivo, nella fase espulsiva e nella prima ora dopo la nascita sale a 15 – 20 volte tale dosaggio. Due ore dopo la  nascita i livelli adrenalinici tornano ai livelli di base. La funzione più importante dell’adrenalina fetale è quella di proteggere il bambino dall’ipossia,  di fatto il neonato è molto più resistente all’ipossia di un adulto.

L’altra funzione dell’adrenalina che ci interessa qui è quella di mettere il neonato in grado di orientarsi e adattarsi nel mondo extrauterino e di poter promuovere il processo dell’attaccamento.

Infatti l’adrenalina fetale ripulisce i polmoni attraverso l’assorbimento del liquido polmonare e li rende abili alla respirazione;

– protegge il cuore, il cervello, i reni concentrandovi  l’afflusso del sangue;

-rende disponibile le sostanze energetiche indispensabili, mobilitando le riserve di grassi e zuccheri, accelera il metabolismo;

– mobilita il grasso bruno depositato sotto le scapole e attorno alle surrenali per produrre calore;

– amplia le capacità sensoriali del neonato per facilitarne l’orientamento

– stimola in modo eccezionale il riflesso di suzione, il sostegno del capo e la capacità motoria dello strisciamento, abilità che servono al neonato per raggiungere il seno materno (assente in caso di epidurale);

– dà al bambino uno sguardo lucido, intenso che attiva l’attaccamento materno e paterno;

– attraverso la conseguente stimolazione di endorfine fornisce il bambino di una sensazione gioiosa e di gratificazione.

 

I canali biologici provvedono dunque una madre emozionalmente aperta, ricettiva, sensitiva e un bambino all’erta, attivo che si muove verso di lei, due sguardi trascendentali che si incontrano e si riconoscono. L’unione nel nuovo ambiente si ricostruisce dopo la separazione del parto. Il tempo biologico per questo processo dura due ore, due ore che non torneranno mai più con quella intensità e quelle particolarità. Le prime impressioni sensoriali che il bambino vive in queste ore, il viso e la voce delle persone che incontra gli rimangono impresse più profondamente di qualsiasi altro evento a causa dei livelli altissimi di adrenalina. Formano il suo imprinting di base permanente  sia in senso positivo che negativo.

Due ore dopo il parto i picchi dei livelli ormonali scendono, e, data la perdita della placenta per la madre e per il bambino, avviene una riorganizzazione di tutti gli equilibri endocrini, una nuova crisi di adattamento simile a quella del primo trimestre della gravidanza.

 

I fattori genetici dell’attaccamento:

L’essere umano, la donna in particolare è geneticamente predisposta a prendersi cura del neonato, a toccarlo, a odorarlo, a baciarlo (o leccarlo), a reagire al suo pianto con una reazione istintiva e atteggiamenti consolatori. E’ predisposta a reagire con risposte ormonali, emozionali, arcaiche, di tenerezza  ai segnali corporei del bambino, in particolare modo allo sguardo, agli occhi grandi, ai movimenti scoordinati e impotenti del piccolo, al suo aspetto.

Il bambino a sua volta è predisposto per cercare il seno, si aspetta geneticamente di essere accolto dopo il parto, di essere preso tra le braccia ed essere posto al seno. Il rooting reflex è un riflesso arcaico. Possiede la competenza di imitare il volto dell’adulto, produce somiglianza per farsi accettare.

Nel dialogo armonioso  si instaura la “danza simbiotica” tra madre e bambino, la madre attua il suo istinto materno, il bambino trova conferme nelle sue strategie e aspettative genetiche.

Si avvia la relazione nelle migliori condizioni  possibili, si avvia l’allattamento con fluidità e disponibilità. S’instaura il riflesso mammillo-ipofisario che preverrà futuri ingorghi, il bambino conosce il capezzolo della madre in un momento di particolare abilità di suzione e lucidità, che non tornerà mai più così forte. Tutto è predisposto per facilitare la relazione e il nutrimento.

 

Durante l’esogestazione:

Ora la produzione ormonale non è più data dalla placenta, ma sempre dal bambino, dalla sua suzione al seno. E gli viene restituito attraverso il seno. L’ossitocina come nutrimento sessuale e di energia vitale, come attivatore dell’organismo, come fattore reattivo, la prolattina con una serie di funzioni metaboliche ancora poco conosciute, ma importanti, gli estrogeni come fattori di accrescimento e di integrazione al suo sistema endocrino ancora immaturo, le endorfine per creare “la voglia di ripetere l’esperienza”, cioè il legame e la gratificazione, la tendenza verso il piacere. Altri ormoni, linfociti, anticorpi e il contenimento fra le braccia durante le poppate, l’alternanza tra seno destro e sinistro stabilizzano il suo “sistema di adattamento primario” (ecosistema composto dall’interazione di sistema endocrinologico, sistema immunitario e sistema neurovegetativo) che si completerà alla fine dell’esogestazione.

Il contatto corporeo con la madre, il dormire con lei insegnano al bambino il ritmo respiratorio, la capacità di risvegliarsi, di alternare gli stati comportamentali, i ritmi circadiani, il suo battito cardiaco lo calma e rassicura, la sua pelle, il suo odore gli comunicano presenza e amore.

La madre è attivata continuamente dalla presenza del bambino, dai suoi richiami, ma il canale preferenziale per la relazione è il tatto. Il tatto stimola direttamente la prolattina che  facilita l’attaccamento e il nutrimento. Il linguaggio del corpo è il linguaggio principale tra madre e bambino, padre e bambino. Per parlarlo occorre presenza di tutt’e due, unione, protezione.

 

Il ruolo specifico dell’ostetrica

Il potere d’intervento dell’ostetrica sui fattori personali e l’ambiente di vita della donna che incidono sulla qualità dell’attaccamento è quasi nullo, se si prescinde dall’ascolto; il potere d’intervento sui fattori socio-culturali è altrettanto scarso a prescindere dall’assunzione di valori personali. Invece l’ostetrica ha una diretta responsabilità e influenza durante tutto il percorso della maternità per quanto riguarda la protezione e la maieutica rispetto ai canali biologici.

Il vissuto del corpo è tramite per l’esperienza, provoca e facilita l’esperienza. L’ostetrica, a volte simile all’archeologa, aiuta la donna a scavare e disseppellire, liberare i canali biologici, ad affidarsi al flusso sapiente dei processi fisiologici, l’aiuta  a fidarsi del suo corpo, della sua intelligenza e sapienza. In altre parole, potenzia nella donna le sue competenze endogene.

Un altro suo compito importantissimo e assolutamente sottovalutato è la protezione dei processi biologici, anche, e sopratutto, quando la donna è in difficoltà, proprio perché rappresentano opportunità di facilitazione di processi, a volte, difficili. Non si tratta di imporre nuove regole o mode, ma, innanzitutto, di non disturbare, quando tutto scorre, di proporre, quando c’è incertezza, di offrire l’opportunità, di proteggere uno spazio possibile, quando ci sono difficoltà importanti,  senza sostituirsi ai genitori.

Promuovere e proteggere l’attaccamento in gravidanza, liberando la donna dalla paura del bambino, facendoglielo conoscere e sentire, promuovere e proteggere il travaglio naturale con i tempi e ritmi individuali della donna, promuovere e proteggere un’espulsione spontanea, sempre nel rispetto dei tempi della donna, promuovere e proteggere l’accoglimento del bambino nelle prime ore dopo il parto senza interferenze, promuovere il bonding, un imprinting positivo, promuovere e proteggere l’allattamento al seno, l’ininterrotta presenza del bambino con la madre, la libera interazione tra di loro, aiutare la madre a costruire la prima relazione con il bambino, questi sono i compiti dell’ostetrica, e solo dell’ostetrica, perché solo lei può fare da ponte dalla gravidanza al dopo parto, dal feto al bambino, dalla donna alla madre.

 

Concludo con una frase del Prof. L. Braibanti:

 

” La saggezza dell’evoluzione biologica ha garantito nei lunghi millenni della filogenesi, che la madre fosse preparata a partorire, il bambino ben preparato a nascere ed entrambi solidi e adatti a costruire insieme una salda relazione, cui è affidata la sopravvivenza della specie. Non dovremmo sforzarci a porre correttivi alle forze naturali, già insite in loro ( pretesa assurda in un percorso essenzialmente fisiologico come la gravidanza e il parto), ma dovremmo invece lasciare ad esse la possibilità di esplicare la loro potenza e se si vuole, il loro mistero, accompagnandole con discrezione.”

 

Riferimenti bibliografici:

BOTTACIOLI FRANCESCO:Psiconeuroimmunologia, la grande connessione tra corpo e mente, Red ed. Como

BRAIBANTI LORENZO, Parto e nascita senza violenza, red/edizioni, Como, Nascere meglio, Ed. Riuniti

Genitori di giorno … e di notte, La Lega del Latte 1994

LEBOYER F., Occhio per occhio, red/edizioni, Como, Per una nascita senza violenza

LIEDLOFF JEAN, Il concetto del continuum , La Meridiana partenze 94

MONTAGU A., Il linguaggio della pelle, Garzanti

NATHANIELSZ PETER W.: Un tempo per nascere, Bollati Boringhieri

ODENT  M.,  Ecologia della nascita, red/studio redazionale, Como

ODENT M.  Il bébé è un mammifero, red/edizioni Como

ODENT M. L’agricoltore e il ginecologo, Il Leone Verde ed. 2006

PALUDETTO R.  Attaccamento e umanizzazione delle cure neonatali, Crescita 15 / 1985

PRELEC PACCAGNELLA MARIA, PACCAGNELLA MARTA, L’attaccamento genitori-figli, La nuova Italia 92

SCHMID VERENA: Il dolore del parto, SEAO ed Firenze 1998, redazione@marsupioscuola.it

SCHMID VERENA: Venire al mondo e dare alla luce, percorsi di vita attraverso la nascita, Apogeo ed. Milano 2005

SOLDERA GINO, La conoscenza del carattere del bambino prima della nascita, Ed. Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali G. Galilei, Padova

WEIHS THOMAS J., Embriogenesi, lo sviluppo embrionale nel mito e nella scienza, Filadelfia ed., Milano

WINNICOT D., I bambini e le loro madri, Raffaello Cortina ed.

 

 

 

LE COMPETENZE DEL NEONATO
 
IL PIANTO
(segnale che attiva la relazione, richiesta)
 
GLI STATI COMPORTAMENTALI
sonno profondo
sonno attivo
stato di transizione sonno – veglia
veglia quieta
veglia attiva
 
IL RIFLESSO DI ROTAZIONE
ricerca del seno
 
IL RIFLESSO DI SUZIONE
capacità di alimentarsi
 
LA CAPACITA’ DI ORIENTARSI
con l’uso dei sensi
 
LA CAPACITA’ DI FERMARSI
attenzione e relazione
 
LA CAPACITA’ DI INDURRE TENEREZZA E ATTEGGIAMENTI DI ACCUDIMENTO NEGLI ADULTI
attraverso lo sguardo intenso
i movimenti del corpo
l’odore
 
LA CAPACITA’ DI IMITARE LA MIMICA DEL VOLTO UMANO

 

 

 

 

 

CONTINUITA’ DELLE DINAMICHE RELAZIONALI TRA IL PERIODO PRE- E POSTNATALE
 
 

______________________________________________

 
 
PERIODO PRENATALE
 
 
MATRICE RELAZIONALE:
 
STIMOLO DEL BAMBINO (attivo)
 
ASCOLTO DELLA MADRE (passivo)
 
 COMPRENSIONE DEI BISOGNI (ricettivo)
 
NUTRIMENTO: (attivo)
FISICO
EMOZIONALE
AFFETTIVO

INTELLETTUALE

SENSORIALE
 
CONTENIMENTO (attivo)
 
GRATIFICAZIONE RECIPROCA (passivo)
 
 
PERIODO POSTNATALE


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