Nella generale semplificazione razionale, nel riduzionismo scientifico, la competenza materna è stata ridotta a mera funzione da incubatrice di un bambino, concepito in laboratorio o naturalmente, dato in custodia al ventre materno per lo stretto tempo necessario. Nel recente convegno di Firenze sulla “Carta di Firenze”, per altro interessantissimo sotto tanti aspetti, la madre appariva bypassata dalla tecnologia ed emergeva quasi il rammarico del limite imposto (ancora) dalla natura, che non permetteva (ancora) al bambino di fare a meno di lei prima delle 24 settimane di gravidanza. Mentre dopo tale limite imposto, la funzione materna sembra essere esaurita e non raramente viene sospesa anche legalmente. In attesa dell’utero artificiale, la madre pare essere ancora solo “un male necessario”. L’ostetricia tecnologica, in situazioni limite tende a togliere il bambino dal ventre (e dalla tutela) materno prima possibile, non appena le speranze di sopravvivenza al di fuori dell’utero diventano ragionevoli, per metterlo in un’incubatrice. Non solo, una volta tolto il bambino dal ventre materno, la madre viene tenuta ai margini della cura e della relazione e interventi tecnologici aggressivi mettono in scacco le capacità reattive e relazionali del bambino stesso. Sicuramente una madre è più complessa di una semplice macchina e perciò forse più scomoda.
In questo articolo vorrei proporre una riflessione su come trasformare il complesso elemento “madre” da complicanza, o ostacolo allo svolgimento delle terapie, a risorsa e fonte di sicurezza per il suo bambino, data proprio dalla sua complessità e come portarla dal margine dell’assistenza al prematuro al centro.
Inoltre vorrei introdurre il concetto di “grembo materno”, un grembo che contiene, nutre e cresce il bambino dentro di sé nella continuità del divenire, al di là della sua permanenza o meno dentro al corpo materno e descrivere in questo la ininterrotta competenza materna globale.
Vorrei con questo anche ricordare che
IL PRIMO BISOGNO DI OGNI BAMBINO NATO E’ SUA MADRE.
In cosa consiste la competenza materna?
Parlare della competenza materna suscita l’idea di madri brave e madri meno brave. Fa pensare alle azioni, a quello che si fa, al giudizio. Faccio bene o faccio male?
La madre di un bambino prematuro si sente meno brava, inadeguata, anzi fallita nella sua competenza. Il senso di colpa per aver mancato a qualcosa di fondamentale per il suo bambino prendo possesso di lei.
Ma la competenza materna va al di là del fare e si mantiene comunque intatta. Ogni donna che dà la vita a un bambino, che lo accoglie, nutre e cresce dentro il suo grembo materno per breve o lungo tempo che sia, esercita la sua competenza materna.
La cultura, i condizionamenti, i comportamenti degli operatori possono però occultare o anche esaltare questa competenza.
Nello specifico, gli operatori possono rendere la donna abile nella sua innata competenza oppure possono renderla inabile, offuscandola. Però non possono cancellarla, salvo in alcuni rari casi gravi. Tutti gli atti finalizzati all’empowerment della donna rafforzano anche la competenza materna.
Le competenze materne attraversano tutti gli strati dell’essere donna. Ad ogni livello è possibile offrire un tipo specifico di sostegno.
Vedere la competenza materna nel suo insieme e renderla consapevole alle donne già significa, offrire un forte sostegno ed elementi importanti per il coping con la situazione difficile di un bambino nato prematuramente. Aiuta le madri ad andare oltre il senso di colpa.
Nutrire le diversificate competenze materne sin dall’inizio della gravidanza costituisce anche un importante strumento di prevenzione della prematurità.
Vediamone alcune nel dettaglio:
La competenza materna biologica
I canali biologici spingono la donna verso la riproduzione, il partorire, l’accudire e l’allattare, verso il legame. L’attivazione dei canali biologici porta alla specificità biologica femminile: la competenza della procreazione e crescita di un bambino. Ogni donna con la nascita di un bambino ha già esercitato la sua naturale competenza materna di concepire, far crescere e nascere un bambino. Quando un bambino nasce prima del tempo, la madre sente interrotta questa sua competenza, ma sta all’operatore, riannodarla nella continuità tra endo- e esogestazione in modo simile come con un bambino nato a termine. Il processo pro-creativo continua e la madre è più che mai necessaria e fondamentale. Dovesse morire il bambino, questa continuità riguarda l’esperienza materna nel suo complesso, in tutto il suo ciclo.
La madre continua ad essere competente per il suo bambino, la sua crescita, anche quando è fuori da lei. Si tratta di ristabilire la simbiosi endogena biologica che perdura anche con il bambino nato, di sfruttare la risorsa facilitante dei canali biologici per il bene del bambino. Madre e bambino, anche se separati, mantengono ancora funzioni di un unico organismo. Il dialogo biologico instauratosi e perfezionatosi nei mesi dell’endogestazione continua durante i mesi dell’esogestazione, fino al raggiungimento dell’autonomia biologica del bambino. Il corpo materno è in grado di regolare le funzioni cardiocircolatorie e respiratorie del bambino. E’ in grado di regolarne la temperatura: il petto materno, con il bambino appoggiato sopra può modificare la propria temperatura fino a più o meno 2°, in base ai bisogni del bambino. Inoltre la madre regola gli stati comportamentali del bambino, gli aiuta a stabilizzare i suoi sistemi fisiologici (neurovegetativo, endocrino e immunitario). Favorisce i cicli di sonno REM e sonno profondo. Attraverso il contatto pelle a pelle stimola tra altri ormoni la prolattina, ormone di protezione, ma anche regolatore del metabolismo infantile e le endorfine, fondamentali per la crescita, l’apprendimento e le difese immunitarie. Nutre i sensi del bambino che a sua volta stimolano lo sviluppo del cervello. E ne nutre anche il corpo, poiché anche bambini piccolissimi, se portati dalla madre sono in grado di prendere il latte dal seno. L’allattamento riveste un ruolo centrale nell’attivazione dei canali biologici e affettivi. Le esperienze di marsupioterapia integrale (24 ore su 24) e quelle della Dottoressa Marcovich dimostrano chiaramente la superiorità del corpo materno rispetto all’incubatrice e agli strumenti tecnologici. Senza nulla togliere a un sostegno tecnologico, che integrato nell’accudimento materno può dare il meglio dei risultati.
Il legame biologico rimane intatto per tutta la vita, lo dimostrano i numerosi casi di adozione, dove il figlio ha bisogno di conoscere la madre/il padre biologico e viceversa.
La competenza materna affettiva, relazionale
Questa competenza si esprime in base al sistema relazionale e affettivo in cui la donna è contenuta e in base alla qualità delle sue relazioni nella vita. La competenza materna consiste nel collocare il proprio bambino all’interno della sua rete relazionale, qualsiasi essa sia. Naturalmente, quando un bambino nasce desiderato, all’interno di una relazione d’amore, troverà un accoglimento diverso da un bambino nato all’interno di relazioni conflittuali o difficili. Ma ogni madre farà sempre il meglio possibile nella situazione in cui si trova. Ogni madre ama a modo suo il suo bambino. La sua competenza si esprime così.
Anche ogni bambino è portatore di amore, di risorse e fa appello a un continuum umano dove la competenza relazionale viene costantemente appellata per essere migliorata. Per poter esprimere al meglio questo amore, per sostenere la competenza relazionale, è di grande aiuto proteggere e rafforzare i canali biologici, già indirizzati a questo obiettivo, insieme a un efficace supporto sociale. L’amore è sicuramente l’aspetto più necessario al bambino. Senza l’amore materno si sente perso, non solo ora, ma anche nella sua vita futura. Rendere consapevole la madre di questa sua importantissima competenza e farle vedere modi di esprimere questo amore al suo bambino, anche quando non può stargli a fianco, è non solo uno strumento forte di empowerment, di motivazione, ma anche uno strumento di salutogenesi fondamentale.
L’amore supera le distanze fisiche e può essere espressa anche a distanza, in forma di pensiero, sogno, preghiera, meditazione o altro ancora. Crea una tenda protettiva attorno al bambino e a questo amore materno si può unire anche l’amore paterno.
Un altro strumento utile, quando il bambino è un po’ più grande, può essere il tocco o il massaggio, eseguito esclusivamente dalla madre o dal padre (o dal facente le funzioni). Stimola i canali affettivi e relazionali reciproci. Donare la propria attenzione intensamente al bambino che si trova in un momento di veglia tranquilla, anche se per pochi minuti al giorno, sentirlo attraverso la pelle, il tatto, crea quell’empatia relazionale che permette il rispecchiamento reciproco dei due protagonisti, aumenta i neuroni specchio e rafforza quindi la relazione intuitiva e affettiva con il bambino, mettendo le basi per la sua futura capacità empatica e competenza sociale.
La competenza psichica e mentale
Il bambino che si crea all’interno della madre – e qui voglio allargare il concetto “madre” da un corpo contenitore e nutriente all’essere complessivo della persona madre, dove il bambino sta all’interno anche quando i corpi sono separati – si crea anch’esso non solo come corpo, ma come persona. Con la stessa competenza con cui il corpo materno forma il corpo del bambino, la psiche materna forma la psiche infantile, la mente materna forma la mente infantile. Naturalmente sia nella formazione del suo corpo, sia in quello della sua psiche, il bambino porta anche le sue di competenze che si fondono con quelle materne. Tuttavia, senza il corpo e la psiche materna esso non potrebbe divenire. Questa matrice creativa materna non solo dev’essere riconosciuta, valorizzata, ma dev’essere mantenuta integra anche quando il bambino nasce prima.
Il bambino nato prematuro è prematuro anche dal punto di vista del suo sviluppo psichico, non ha ancora maturato le condizioni interiori per affrontare la terra, il mondo, le leggi della polarità ecc. Più è piccolo, maggiore è questa sua immaturità e impreparazione psichica. Da un certo punto di vista, per questo bambino ancora molto immaturo, la madre è l’unica persona competente per lui, non può essere sostituita, se non parzialmente dal padre, co-creatore del bambino. Nella psicologia prenatale si parla della formazione del “DNA emozionale” durante la gestazione, cioè della creazione di una struttura psichica –emozionale del tutto analoga a quella fisica. Per questa struttura non esiste tecnologia rianimatoria e di strattonamento per rimanere in vita, quindi le possibilità sono solo due: o la madre è abilitata ad esercitare ancora la sua competenza in campo, a fare da grembo psichico al bambino, oppure il bambino subisce un handicap, un ritardato o arrestato sviluppo su questo piano del suo essere. Ancora è il contatto fisico prolungato, l’allattamento, un contesto rassicurante di distensione per la madre e il sostegno relazionale a permettere e proteggere questa forma di sviluppo e crescita.
Inutile aggiungere, che le competenze psichiche e affettive della madre la rendono tutrice indiscutibile del bambino, la persona che potrà al meglio agire nel suo interesse globale, insieme al padre.
La competenza materna sociale
Questa competenza si esprime nel modo in cui la madre sta nel mondo con il suo bambino. Riguarda l’integrazione del suo essere madre con il suo essere donna sociale. Qui entrano in gioco molti fattori: la situazione socioeconomica, le aspirazioni della donna, il sostegno del gruppo, le facilitazioni per la maternità, i bisogni familiari e ancora, i valori culturali. Oggi sembra scontato che la donna debba separarsi presto dal bambino e dividersi in modo conflittuale tra lavoro e accudimento. Così anche la separazione da un bambino prematuro è data per scontata. E’ conosciuto il fenomeno dell’abbandono del bambino prematuro tenuto separato dalla madre, dalla famiglia. In quel caso “vince” il richiamo sociale e non si crea lo spazio per sviluppare il legame con il bambino e sviluppare una nuova socialità insieme a lui.
Il tipo di creatività con cui la donna affronta la nuova socialità con il bambino, nella sua nuova identità di madre (spesso conflittuale) rappresenta la sua competenza materna sociale.
Affronterà anche questo conflitto al meglio in base al contesto in cui si trova, alle risorse disponibili e alle pressioni esterne che subisce. Se fossero date alle madri delle opportunità in più per stare con il loro bambino piccolo, moltissime di loro ci starebbero! La competenza materna sociale sta anche nel saper chiedere aiuta, nell’attivare altre persona, là dove lei non può arrivare.
Per sostenere la madre con un bambino prematuro in questa sua competenza, è fondamentale, creare più spazi possibili per farla stare con il bambino. Sempre l’esperienza della Dottoressa Marcovich ci porta degli esempi concreti. Nel suo reparto i genitori avevano libero accesso sempre e l’accudimento quotidiano del bambino veniva loro affidato direttamente. Sviluppavano molto presto una tale capacità di interagire con il bambino piccolissimo e di gestirlo che, non appena il bambino si era stabilizzato fisicamente, poteva essere dimesso tranquillamente anche se era di peso ancora bassissimo. Il più piccolo dimesso pesava appena 900 g alla dimissione. La Marcovich racconta poi, come i genitori, ormai confidenti e sicuri, portavano questi piccolissimi con sé nelle attività sociali quotidiane e li inserivano quindi nel loro tessuto sociale con la massima normalità.
La competenza materna complessiva forma il grembo materno. Nella sua qualità può essere riassunta anche con le parole di Winnicott: “do il meglio di mé oggi, ora, nella condizione che vivo”. Non sarà mai tutto. Ma sarà sufficiente (quasi sempre). Il grembo materno in senso lato viene a mancare solo, quando una donna è completamente priva di sostegno, sia da parte del partner, della famiglia, che sociale.
L’isolamento può uccidere.
La relazione di coppia e la competenza paterna: nella moderna organizzazione delle famiglie nucleari la presenza del partner, la condivisione con lui, il suo sostegno sono indispensabili. In un certo senso il partner deve sostituire il gruppo femminile di un tempo attorno alla madre. Questo è un compito per lui non proprio semplice. Si trova a dover rispondere a delle aspettative orientate sul sostegno femminile, con le sue modalità maschili e questo crea facilmente delusioni, fraintendimenti. E’ necessario, essere chiari, dialogare e trovare comprensione e accordi precisi nella coppia.
La competenza paterna specifica è quella di proteggere l’ambiente in cui si trovano la sua donna e il suo cucciolo, di sostenere il suo nucleo familiare (donna e bambino), di provvedere ai suoi bisogni concreti. Tuttavia le condizioni di vita attuali maturano anche competenze diverse nell’uomo-padre, che riguardano direttamente il nutrimento e la relazione con il bambino in grembo materno (dentro e fuori dalla pancia) e lo coinvolgono più direttamente nella relazione primaria con il bambino piccolissimo. Quindi tutte le competenze materne finora esposte possono, in forme leggermente diverse essere attribuite anche al padre, con eccezione di quelle biologiche.
L’attaccamento sicuro
L’attaccamento sicuro è quella condizione relazionale tra bambino e genitori (o altre figure di cura)
che fa sentire il bambino al sicuro, gli da la sensazione di potersi appoggiare e fidare dei genitori. Il bambino si sente al sicuro, quando sente i suoi bisogni sufficientemente accolti e soddisfatti e quando sente che le reazioni relazionali sono coerenti e prevedibili. Una relazione con attaccamento sicuro permette al bambino, di creare più tardi nella vita delle relazioni sicure con gli altri e con il futuro partner. Bisogna distinguere tra “attaccamento” come condizione interiore inconscia e “comportamento di attaccamento” che è quello che un bambino esprime. Meno un bambino è attaccato, più metterà in atto comportamenti di attaccamento, nel disperato tentativo di ottenere quello che gli manca. Qui parliamo della condizione psichica e relazionale dell’attaccamento.
Un bambino può avere un attaccamento sicuro con una sola figura parentale, con nessuno dei genitori, però con una nonna, un nonno o altri parenti o persone di cura, l’importante è che da piccolo possa sperimentare una relazione sicura in misura sufficiente (almeno il 51% metaforico).
Quando il comportamento dei genitori è imprevedibile, quando si accumulano esperienze di abbandono e solitudine, l’attaccamento sarà insicuro. Il tipo di matrice relazionale che si crea nel periodo primale sarà la matrice inconscia di base delle relazioni adulte.
L’attaccamento sicuro si crea attraverso l’attenzione ai segnali che il bambino manda e il rispondere adeguatamente (danza simbiotica), la capacità di entrare in empatia con il bambino, ma anche attraverso i piccoli rituali quotidiani, che attraverso la ripetizione sempre uguale rendono la relazione prevedibile (senso di coerenza).
L’abilitazione delle competenze materne e paterne complessive possono offrire anche al bambino prematuro un attaccamento sicuro e un completo sviluppo affettivo e relazionale.
Riferimento bibliografico:
V. Schmid, Apprendere la maternità, APOGEO ed. Milano 2010