LA PSICONEUROENDOCRINOLOGIA DELLA FASE DILATANTE NEL PARTO
Come sostenere il processo globale di apertura
Di Verena Schmid
La moderna psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) guarda al corpo come a un sistema in rete che, attraverso l’interazione delle funzioni specifiche dei singoli organi e sistemi, forma un inscindibile insieme. In particolare la PNEI rileva la collaborazione, la strettissima interdipendenza e interscambiabilità in alcune loro funzioni dei sistemi endocrino, neurovegetativo/limbico e immunitario. Supera così il concetto copernicano che quarda al corpo come a una macchina e ai pezzi di cui è fatta.
Gli studi neurofisiologici hanno messo chiaramente in rilievo come corpo e psiche siano parte inseparabile e interagente dell’individuo e come emozioni, comportamenti, pensieri si trasformino in ormoni, impulsi nervosi, reazioni immunitarie e viceversa (Bottaccioli 2005).
Questo sapere dell’interdipendenza dei vari sistemi e dell’integrità della persona come un insieme, in forma empirica appartiene alle levatrici da sempre e l’empirismo sa attivare i sistemi fisiologici in senso positivo, verso la salute, attraverso la relazione, le parole, il tocco, il sostegno ecc. Gli antichi sciamani, per risolvere un parto difficile, “cantavano la canzone del parto difficile”accompagnando e guidando la donna, il bambino nel loro processo. L’ostetrica moderna può fare lo stesso con le suggestioni, le visualizzazioni e attraverso specifici trattamenti manuali.
Per tentare di comprenderne le infinite dinamiche variabili del periodo dilatante del parto che si presentano agli occhi e alle mani di chi lo assiste, questa visione globale, oggi sostenuta anche dalle ricerche, può offrirci delle interessanti chiavi di lettura.
La fase dilatante come processo globale
Il viaggio attraverso la porta uterina e la pelvi è prima di tutto un viaggio della donna dentro di sé – verso le parti più profonde di sé -, un viaggio della mamma verso il bambino e un viaggio del bambino verso il mondo. Sia la donna che il bambino vi compiono una delle più grandi metamorfosi della loro esistenza. Le dinamiche fisiologiche, quello che succede durante un travaglio, sono la rappresentazione fisica e manifesta dei processi emozionali interiori di questo viaggio. La dinamica delle contrazioni, l’apertura del bacino, lo stato del collo uterino sono determinati da una parte dalla madre e dal suo grado di immersione, dalla sua dinamica personalissima tra apertura e autoconservazione, dalla sua relazione interiore con sé sessa e con il nascituro e dall’altra parte dal bambino, dal suo desiderio o dalla sua paura di nascere, dal suo stato fisico, dai suoi annessi fetali. L’ambiente esterno, umano (tra cui il partner) e l’ambiente materiale sono sincronizzatori di questi processi. Li può facilitare o bloccare. Ma al centro sta la coppia madre- bambino, la loro relazione.
La fase dilatante è anche una sintesi dei vissuti della gravidanza. Ma, se ci fossero stati problemi durante la gravidanza, le energie forti del parto possono rimuovere e trasformare eventuali ostacoli. Studiando la psiconeuroendocrinologia del parto scopriamo che la natura ha previsto delle risorse molto forti per sostenere questo processo di metamorfosi reciproca, di abbandono e relazione profonda, utili non solo a proteggere donna e bambino, a facilitarne il passaggio senza pericoli, ma anche a preparare la loro unione extrauterina e l’esogestazione (i primi 9 mesi), a garantire al bambino quel legame che per la sua sopravvivenza è vitale. Scopriamo altrettanto che la cultura può essere un loro forte inibitore oppure catalizzatore. Nell’essere umano la mente è parte integrante del sistema e può esercitare un influenza sia inibitoria che rafforzante.
La maggior parte dei problemi nel parto e nel dopo parto nascono dal fatto di disturbare il processo biologico e inibire queste risorse.
Con un occhio alle risorse…..
Trovi l’articolo intero su D&D n. 77, giuhno 2012 (www.marsupioscuola.it, redazione@marsupioscuolaa.it)
Io credo che tutto si può sintetizzare con il fatto che tutti noi abbiamo bisogno di amare e di essere amati per quello che siamo, per abbandonarci completamente e far sì che tutto avvenga in armonia con noi stessi e con glia altri. Faccio l’ostetrica da vent’anni e molte volte mi è capitato di vedere sbloccati dei travagli solo perchè le donne si sentivano più accolte, anche da noi.