LE DONNE AD ALTA SALUTE
Alcuni punti fermi sul parto a domicilio oggi ci sono:
è sicuro quanto, se non di più di quello in ospedale per le donne a basso rischio o, come preferisco dire, le donne ad alta salute;
le donne sono più soddisfatte dell’esperienza e dell’assistenza;
l’assistenza ostetrica-specifica delle ostetriche è più sicura ed efficace dell’assistenza medica per le donne ad alta salute;
la continuità dell’assistenza è la forma più efficace di assistenza, che porta ai migliori outcome;
il parto a domicilio è un parto demedicalizzato a bassissimi interventi e altissima qualità relazionale.
Un ampia letteratura scientifica lo dice con chiarezza. Il numero delle donne indagate in queste ricerche è molto alto: 42 000 in Germania, 11 000 in America, 530 000 in Olanda, per nominarne solo alcune. L’evidenza c’è. Chi la ignora fa oscurantismo.
Potremmo dunque andare avanti, cambiare gli occhiali con cui guardare al parto domiciliare. Forse è venuto l’ora in cui lasciar cadere le resistenze, i pregiudizi, i timori, i tabù, le immagini di arretratezza sul parto a domicilio e di dargli un posto paritario nelle offerte assistenziali come forma di assistenza moderna e efficace.
Molte donne giovani cominciano a vedere il parto a domicilio come il vero progresso. Vi vedono una possibilità di tutela della propria integrità sia fisica che decisionale, una possibilità di empowerment. Sanno ormai che l’assistenza è qualificata, le ostetriche specializzate, esperte e disponibili. Sanno che le donne che l’hanno scelto, sono tutte soddisfatte. Sia donne, uomini che ostetriche si raccontano in questo numero, ascoltiamole.
Si parla tanto dell’Olanda come modello e del suo 30% di donne che partoriscono ancora a casa. Sono certa che nel nostro paese raggiungeremmo velocemente la stessa percentuale, se adottassimo le stesse condizioni dell’Olanda: formazione di base delle ostetriche per il parto a domicilio, compreso il tirocinio, l’80% di ostetriche libero professioniste con capacità imprenditoriali, convenzionate con le assicurazioni, obbligo per gli studenti di medicina di fare un tirocinio con le ostetriche domiciliari, ottima collaborazione tra ostetriche e medici e con gli ospedali, ampia accettazione culturale, gratuità solo del parto a domicilio per le donne ad alta salute, mentre l’ospedale è a pagamento (è gratuito solo se è presente un’indicazione medica per il ricovero). Ovunque in Europa si sono create condizioni simili, la percentuale del parto domiciliare è salita vertiginosamente, fino al 15-25%. Ancora queste realtà sono ovunque presenti a macchia di Leopardo, ma dato che si tratta di un modello di assistenza efficace, cosa aspettiamo per sperimentarlo? Dato che il parto domiciliare valorizza la professionalità dell’ostetrica, cosa aspettiamo a inserirlo nella formazione di base delle ostetriche? Per offrire alle studentesse tirocini presso le libere professioniste che lo attuano? Cosa aspettiamo per convenzionarlo con il sistema sanitario nazionale e renderlo disponibile a tutte le donne e famiglie?
Certo, adottare il parto a domicilio come forma post moderna dell’assistenza ostetrica comporterebbe una serie di cambiamenti sostanziali:
sarebbe necessario cambiare gli schemi di lavoro;
bisognerebbe reintrodurre la continuità dell’assistenza per mezzo di una stessa persona;
ci vorrebbe un riorientamento scientifico dalla patogenesi alla salutogenesi per creare nuovi ed efficaci riferimenti assistenziali e soprattutto ci vorrebbe la volontà delle ostetriche di impegnarsi nuovamente a fianco delle donne lungo tutto il percorso maternità.
Di questa riorganizzazione infine profitterebbero tutte le donne, anche quelle con meno salute, perché l’ostetrica potrebbe restare loro vicina in ogni fase e sostenerle con continuità.
Una bella utopia?
Le basi ci sono per cominciare a lavorarci. Mettiamo dunque la testa fuori dall’acqua e cominciamo a guardare l’ostetricia con uno sguardo fresco, questo è l’invito.
EDITORIALE di D&D n.65 di Verena Schmid