VACCINI E POLITICA
I vaccini non possono essere argomento politico, né si può essere pro o contro i vaccini. I vaccini sono materia medica e della salute. Sono di competenza dei medici, dei ricercatori e per quanto riguarda la gestione della salute dei propri figli, dei genitori, il cui consenso è indispensabile per una terapia che come tutte le altre terapie, insieme ai suoi effetti positivi ha possibili effetti collaterali negativi. Il tema vaccini è materia complessa. Ogni vaccini ha i suoi pro e contro specifici. Ogni bambino ha le sue peculiarità specifiche. Bisogna considerare le modalità in cui è nato un bambino, la sua maturità, la sua resilienza o vulnerabilità. C’entrano fattori immunologici, neuroendocrini, socioeconomici, alimentari, relazionali, ecc. La politicizzazione del tema “vaccinazioni” semplifica un problema complesso e lo affronta in modo riduzionistico. La politica usa la scienza in modo dogmatico, come arma per colpire. Crea così delle radicalizzazioni polari che tendono ad estremizzare da ambedue le parti. La contrapposizione che ne nasce rende impossibile ogni confronto, ogni discussione, ogni mediazione, ogni riflessione seria.
In realtà scelta politica (giusta o sbagliata che sia) può essere quella di ottenere una copertura vaccinale di una certa percentuale per motivi epidemiologici. Scelta politica può essere la decisione con quali mezzi ottenere questa copertura: con la coercizione o con l’educazione e la persuasione. Ma non può essere quella se un bambino debba essere vaccinato o meno o se i vaccini siano sicuri o meno. Non è di competenza del politico.
Il politico coerente che si proclama “pro vaccini” dovrebbe dire invece che è “pro coercizione” e il politico che è contro l’obbligo vaccinale dovrebbe dire che è “pro educazione, pro persuasione o pro scelta libera”. Sarebbe più corretto.
Quando la scienza dichiara un problema complesso come l’intervento vaccinale come sicuro e esclude tutto quel corpo di ricerca che ne dimostra le criticità, quando illude i cittadini con affermazioni non corrette, quando non si apre al confronto cercando di capire e di trovare la migliore strada per tutelare la salute dell’individuo, quando esclude i protagonisti dalla partecipazione alla discussione e alla scelta, non è più scienza, non è più democratica ma solo demagogica. Scavalcare i genitori nella scelta personale sul sé, come, quando e con quali vaccini vaccinare il proprio bambino, anteponendo una scelta politica di strategia di massa, significa ledere gravemente la libertà personale. Quando un genitore è convinto che il vaccino sia una buona protezione per il suo bambino, lo porterà a vaccinare a cuor leggero. Quando invece un genitore è convinto che il vaccino potrebbe danneggiare il suo bambino, anche in modo grave, costringerlo a vaccinarlo è una violenza e viene percepito come abuso di un diritto umano e costituzionale. Allontanare un bambino dalla sua comunità scolastica è altrettanto violento.
Allo stesso modo, costringere un medico, che si trova a confronto con un caso specifico, con le sue caratteristiche cliniche individuali, ad operare contro il suo parere clinico, a non poter dire la verità va contro ogni deontologia professionale e etica.
La scelta politica della coercizione al vaccino ha dunque gravi risvolti antidemocratici.